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LE IMPRONTE NELLA SABBIA

Un giorno Sonia e Marco si incontrano sulla spiaggia per fare due passi. Come sempre il bisogno di parlare, di raccontare e di raccontarsi li porta in vari luoghi. Lo scopo, che lo sappiano o meno, è quello di entrare nei lembi della vita che il quotidiano non permette di conoscere. Sono pezzetti di vita con cui difficilmente ci si confronta e forse loro, in questi rari momenti, riescono a fermare.
Camminano scalzi, lungo la battigia in una giornata piena di incertezze meteorologiche. Il tempo non fa promesse, tutto può succedere. Sembra una di quelle giornate che possono portare sole o pioggia. Non si sa. Se guardando da una parte si scorge il sole che vuole uscire con una certa prepotenza, dall’altra nuvole sparse tentano di raggiungerlo rincorrendosi in modo disordinato l’una verso l’altra, come se volessero nasconderlo. Altre nubi più cupe e lontane portano pioggia e burrasca.
Il mare è calmo, ogni tanto qualche piccola onda si sporge sulla battigia sfiorando i loro piedi. La sabbia che accoglie il loro cammino, sul finire di una stagione infuocata, si mostra stanca, stremata dalle migliaia di persone che l’anno calpestata giorno dopo giorno. Camminano parlando del più e del meno senza che i loro pensieri inseguano una meta. Ogni tanto una conchiglia attira la loro attenzione, commentano forme e colori, altre volte trovano un sasso che il mare ha levigato come un’opera d’arte. Dopo un bel po’ del loro cammino, Sonia si siede sulla sabbia per riposare e lui la segue. Sedendosi si godono il mare e i profumi che sprigiona, animati dal vento che muove tutto intorno a loro. Muove i loro pensieri, orientandoli e disorientandoli allo stesso tempo.
Marco osserva le cose, ognuna come se l’avesse vista per la prima volta, come un bambino vivace e curioso. La sua attenzione si sofferma sul percorso delle loro impronte. Così, osservandole, inizia uno dei suoi complicati discorsi, che però spesso riescono a catturare l’attenzione e la passione di Sonia.

Vedi il percorso delle nostre orme? Una persona la si può conoscere in tanti modi, da quello che dice, da quello che fa, forse anche dall’odore che diffonde nell’aria. Anche le orme, che i piedi nudi lasciano sulla sabbia, possono essere un modo per conoscere. Mi piace conoscere le persone non tanto da quello che dicono ma dalla reazione che sollevano dentro di me. E’ una specie di gioco.

Sonia rimane è meravigliata. Guarda Marco con un certo stupore. Non sa bene se spingendo avanti il discorso si arriverà a capire qualcosa o al contrario ci si troverà in un groviglio di fili e spine da cui solo faticando si potrà uscire. Va detto che lei è un po’ sospettosa e questo non l’aiuta ad aprirsi. Ma la curiosità invece le darà la spinta giusta per mettere da parte le sue diffidenze e ascoltare il seguito.

Spiegati meglio. E' vero che le tracce che abbiamo lasciato sono interessanti da osservare, ma da qui a sostenere che camminando sulla sabbia, lasciamo traccia della nostra anima, mi pare un po’ troppo fantasioso. Mi pare strano sostenere che si possano conoscere le persone da quello che lasciano piuttosto che da quello che dicono.

"Hai ragione, forse. Però ascoltami, non farti spaventare dalla fantasia. La fantasia e i sogni non hanno mai fatto vittime. Dunque! Voglio farti un esempio che mi aiuta a spiegarmi. Se una donna mi bacia, quello che è importante non è il suo bacio, ma quello che dentro di me mette in movimento. Se osservo solo il bacio, osservo un gesto, bello in questo caso, ma solo un gesto. Se cerco di sentire dentro di me l’effetto che ha suscitato quel bacio, allora sto parlando di sensazioni, di sentimenti.


Sonia interviene un po’ scocciata.

Va bene ora sei stato chiaro, ma cosa centra questo con le nostre impronte?

Marco ora rivolge la sua attenzione sulle orme e sul loro percorso.

Vedi … quando camminando poggio il piede sulla sabbia, trasferisco attraverso il contatto le mie gioie, le mie insicurezze, le mie paure. Ogni orma contiene qualcosa di noi, il problema è solo decifrarlo. Guarda il percorso che abbiamo lasciato, per esempio. Il tuo è dritto, quasi rettilineo, il mio è più incerto. Quando hai incontrato piccole asperità nel percorso tu non hai cambiato direzione, hai proseguito diritta. Guarda! Io invece ho una camminata più indecisa. Ogni asperità, anche minima, ha cambiato se pur di poco il mio tragitto. Da qui si capisce che abbiamo approcci differenti alle cose.

Sonia ora sembra più interessata e anche complice nel discorso. E’ come se quel modo strano di pensare inizia a farsi strada dentro di lei. Lentamente inizia ad appropriarsi di quel pensiero. Probabilmente lei lo portava con se ma non sapeva come utilizzarlo, come se non avesse le istruzioni per l'uso. Ora il suo volto da contratto, dubbioso e diffidente, è disteso, luminoso e rilassato. Osserva le orme come se fossero qualcosa di misterioso da scoprire. Camminando le segue scrutandone particolari quasi invisibili. Ad un certo punto rimane sorpresa da una sensazione nuova, come se avesse individuato nelle impronte qualcosa di lui che non conosceva e che la sua curiosità la spinge a sondare.

Sai, nelle tue impronte c’è qualcosa di particolare che mi attrae. Questa tua impronta mi sembra rappresentare bene questo particolare. E’ come se fosse scritto qualcosa qui dentro. Non capisco cosa, ma sono sicura che c’è qualcosa di interessante che riguarda te.

Marco si avvicina, ma non nota niente. Niente in grado di solleticare la sua curiosità. Anzi, gli pare tutto sommato un’impronta senza significato, rispetto invece ad altre ai suoi occhi più interessanti. Pensa però che la sua potrebbe essere paura. Paura che Sonia un po’ per gioco, un po’ per curiosità, scopra veramente attraverso quell’orma qualcosa che lui non ha mai visto o che non vuole vedere. La sicurezza con cui Sonia gli ha fatto notare quel particolare, aggiunto ad un certo spirito di avventura, lo spinge a non ostacolarla nelle sue osservazioni, ora così profonde e interessate. Trascorre un po’ di tempo in cui i due non si parlano. Il tempo che passa stende su quelle impronte un velo di mistero che Sonia sta cercando di scoprire.

Non so bene come aiutarti. Io non vedo niente di particolare. Sento però tutta la tua convinzione e determinazione. Vorrei aiutarti in qualche modo, ma non so come.

In questo momento la situazione tra i due si è come capovolta. Mentre prima Marco sembrava viaggiare nei suoi pensieri fantasiosi e Sonia provava difficoltà a stargli dietro, ora avviene esattamente il contrario. Sonia gira intorno a quell’orma, convinta che da qualche parte troverà qualcosa di lui fino a quel giorno sconosciuto. Lui la segue nelle sue fantasie senza però crederci fino in fondo.

Pensavo a quello che dicevi prima, capire le cose osservando e scrutando le nostre reazioni profonde. Se io con delicatezza appoggio il mio piede nella tua orma e se cerco nelle mie sensazioni e sentimenti qualcosa che proviene da questo contatto, potrei capire finalmente il mistero. Devo cercare di sentire la sensazione che la sabbia restituisce al mio corpo, dargli una forma e un significato.”

Sonia è come eccitata dalla cosa, come un archeologo è eccitato sapendo che sotto quell’utimo strato di terra potrà trovare finalmente un mistero sepolto dal tempo.
Marco si siede un po’ da parte per lasciare a Sonia tutto lo spazio, fisico e mentale, che gli serve. Sonia con una delicatezza divina poggia il suo piede nell’impronta. Appena il piede prende contatto con la sabbia e con l’orma, non succede nulla. Lentamente, con il trascorrere del tempo, nel viso di Sonia è scritto che la prima prova è stata superata, la prova che le ha permesso di muoversi in una dimensione a lei nuova. Farfuglia delle cose che risultano incomprensibili, probabilmente anche a lei, ma sono piccoli suoni e rumori emessi da chi tenta di aprirsi verso un mondo nuovo forzando gli abituali confini. Ad un certo punto tutto intorno succedono piccole cose, piccoli segnali arrivano da quello che è intorno a loro, come se la natura volesse mostrare partecipazione ad un incontro così strano. Un raggio di sole forte e deciso fa sentire la sua presenza, il vento gira vorticoso e per un istante alza un po’ di sabbia che ricade delicatamente. Il mare spinge un’onda un po’ più delle altre raggiungendo quasi i loro piedi. Un gabbiano passando emette uno strano verso, mostra la sua presenza e se ne va. Ora attraverso il piede poggiato nell’orma di Marco, avverte dentro di se un groviglio di sensazioni che con fatica ma anche con amore, cerca di decifrare e spiegare.

Devo dirti che il tuo metodo funziona. Non avrei mai pensato una cosa del genere in vita mia. Sono quasi disorientata. Devo ringraziarti perché questo mi servirà a capire meglio tante cose nella vita. All’inizio, poggiando il piede, non ho sentito nulla, solo piccole vibrazioni indecifrabili. Poi ho sentito il mio tallone incontrare una parte più dura. Ho pensato ad un sasso, a qualcosa di duro che opponeva resistenza. Ho chiuso gli occhi ho lasciato il mio piede immobile e lentamente, come un liquido caldo che risaliva le mie vene, ho avuto una chiara sensazione di assenza, di vuoto. Una parte del tuo piede non poggia sul terreno non entra nella sabbia non la modifica, lasciandola più dura e compatta. Penso che una parte di te non entra in contatto con il mondo, rimane contratta dentro di te, chiusa. Forse hai perso il contatto con questa parte. Qualcosa che ti spaventa, qualcosa che tu non vuoi condividere con gli altri … non so. Provo anche tristezza, sofferenza, forse questo è il sentimento che rimane.

Ora Marco guarda Sonia con occhi scuri. Ha capito subito che questa rivelazione è onesta, sincera … vera. Da una parte è orgoglioso e felice che Sonia abbia sperimentato insieme a lui l’importanza di sentire la vita, sentire le proprie reazioni non tanto quelle altrui. Dall’altra sente tutta la sua durezza di quella scoperta, la sua sofferenza. Poggia la testa sulle gambe e comincia a pensare cercando di trovare dentro di se quella parte con cui ha perso il contatto, quella parte che non può esporre al mondo, quella parte forse moribonda che ora come non mai, sente il bisogno di far rivivere.
Ma sarà un cammino lungo e tortuoso non una magica rivelazione.
Un giorno capirà.

G.C.

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Author: Giorgio CarnevaleEmail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.